I moscioli: l’oro nero del Conero

I moscioli NON sono le classiche cozze

Proprio così, se siete nella zona di Ancona, c’è un tratto costiero roccioso del monte Conero che ospita questa edizione limitata di molluschi che crescono selvatici e si riproducono in maniera naturale. Ma cosa avranno di così tanto speciale? 

Scopriamolo insieme in questo articolo.

Le origini e la scoperta del mosciolo

La presenza di questo “oro nero”, così definito dai pescatori locali, risale ai primi anni del Novecento, dove però la pesca dei molluschi si concentrava sullo scoglio del Trave, che costeggia per almeno un chilometro a nord di Mezzavalle, e su pochi altri scogli e secche tra Pietralacroce e Sirolo. La pesca dei molluschi praticata con le batane (barche a remi) era molto redditizia fino al secondo dopoguerra per la popolazione delle coste anconetane e nei dintorni. 

Successivamente, verso gli anni ’65, a causa della crescente concorrenza della cozza di allevamento, i subacquei disposti a scendere in profondità diminuirono sempre di più segnando la fine del periodo d’oro dei moscioli. Ad oggi, la limitazione di pesca su questi molluschi ha ridotto la flotta di pescatori ad una decina di uomini con 3-4 che raccolgono i moscioli a mano, dai 5 ai 10 metri di profondità, fino a massimo 10 quintali al giorno, pescati da maggio a ottobre.

Una pesca controllata per assicurare il processo di ricrescita spontanea delle colonie nere aggrappate agli scogli.

A cosa è dovuta l'unicità di questo frutto di mare

Tanti sono i fattori che rendono unico il mosciolo selvatico di Portonovo, pescato nella riviera del Conero. Il primo è sicuramente dovuto alla scogliera rocciosa adatta alla proliferazione del Mytilus galloprovincialis che favorisce la riproduzione spontanea. Il secondo fattore, non per ordine di importanza, è sicuramente la qualità delle acque (dallo scoglio del trave fino alle Due Sorelle) molto pulite e ricche di micro alghe di pregio che rendono particolarmente gustoso e ricco dei preziosi Omega 3 il mosciolo selvatico.

 

Va sottolienata unicità della località della presenza di questo mollusco che si trova solo nella zona di Portonovo in una vegetazione particolare tra il ginepro e il corbezzolo dove si trovano piccole calette che nascondo chioschi gourmet, sotto il monte Conero.

La differenza tra il mosciolo selvatico e la cozza d'allevamento

La differenza con le cozze di allevamento è palese al gusto, la consistenza del mollusco è più carnosa e più saporita, caratteristiche uniche dovute sia alla qualità delle microalghe che si trovano in acque pulite sia alle superfici più apie a disposizione del mollusco per nutrirsi meglio evitando l’accumulo di scarti nelle acque circostanti. Se comprate un sacchetto di moscioli selvatici è importantissima la presenza del marchio Mosciolo Selvatico di Portonovo, che certifica l’origine del frutto.

Come gustarli

Passiamo ora alle ricette, tradizione o modernità? Troviamo tantissima ricetta ma una cosa è sicura, senza pasta il mosciolo si mangia con le mani.

Per gustare il miglior mosciolo è inutile dirvi di recarci in uno dei tantissimi ristoranti situati sulla riviera anconetana che vi proporranno tantissimi modi di assaporare questo frutto unico. Potete cucinarli in tantissimi modi: con il sugo insieme alla pasta, al forno con i pan grattato, alla tarantina, arrosto o semplicemente con la scorza del limone, il prezzemolo e l’aglio. Un classico è il  “Mòsciolo Scoppiato” dove il mollusco viene aperto in padella con olio extravergine di oliva  a fuoco vivo. Una volta aperti si condiscono nel piatto con la loro acqua di cottura,  olio a crudo e limone, a scelta poi si possono aggiungere pepe arlecchino, prezzemolo e “cuore di limone” a cubetti. Una variante è quella di passarli al forno con un trito di molliche, prezzemolo e olio.

E’ importante togliere il bisso, cioé lo stoppino nel cuore della cozza, uno a uno, con pazienza con un paio di pinzette da cucina. Per questo prodotto non è previsto l’obbligo della stabulazione, cioè il trattamento con acqua corrente purificata, in quanto le acque del Conero sono particolarmente pure per questo vengono anche serviti anche crudi.

In passato i pescatori staccavano il frutto direttamente dalle rocce con il forcone e li cucinavano con gli ingredienti della cucina rurale, per riprendere questa tradizione vengono proposte numerosi accostamenti tra mare e terra. Diffusa è la ricetta che prevede di arrostire il mosciolo e di abbinarlo al vino rosso marchigiano.

Una delle ricette più comuni è senza dubbio il “Mòsciolo ripieno” dove una volta aperti i mitili vengono riempiti con un impasto di carne di manzo, uovo, pangrattato e un battuto di mòscioli. Un piatto che si sposa perfettamente con un Cònero DOCG a temperatura di cantina; il vino rosso di pregio prodotto dai vigneti del parco regionale del Conero, a ridosso della baia.

Inoltre la pasta al sugo con i moscioli è qualcosa di unico, specialmente con la pasta all’uovo fatta in casa, ideale tagliatelle o spaghetti.

Oppure la classica zuppa di mòscioli.

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